Christian Raimo, la ritardata rivolta social della Cgil

Statali. giunge al pettine la rivolta sociale sul nuovo codice di comportamento

E’ fatto divieto al pubblico dipendente di criticare gli organi Istituzionali e la stessa Pubblica Amministrazione. Non una eccezione fu sollevata dalla Cgil e dall’intero movimento sindacale alla emanazione del nuovo codice disciplinare. Se ne ricordano solamente adesso perché il colpo è caduto nell’area gravitante la didattica dell’attivismo militante

Christian Raimo è stato sospeso dal lavoro con decurtazione dallo stipendio (50%), in forza delle nuove norme disciplinari che avevamo denunciate, quasi unica e sola piccola voce libera nel deserto correttissimo del conformismo italiano.

Norme anacronistiche che disegnano per il dipendente della Pubblica Amministrazione un profilo estraneo alla contemporaneità. Immaginato come soggetto passivo che si muove nella moderna società della informazione con gli occhi bendati e la bocca cucita. Un silenzio che lo Stato, nella persona del Governo pro tempore, vorrebbe comprare al modico prezzzo dello stipendiuccio di fine mese.

Avremmo auspicato una rivolta sociale in tempo utile, cioé nel corso dell’iter di formulazione del nuovo DPR con il quale s’imbavagliarono tutti i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni impdendo loro finanche di qualificarsi sui profili social. Pensiamo infatti che questo della libertà di espressione del pensiero sia un motivo più che valido da tutelare aizzando la “rivolta sociale” dello sciopero! Non politico, ma a tutela della sfera delle libertà fondamentali anche del lavoratore del pubblico impiego. Non andò così. Ora non ci resta che sperare che il ricorso di Raimo sia l’occasione per un rinvio del Regolamento al Consiglio di Stato per manifesta violazione delle norme Costituzionali

Incogruenze e contraddizione di un certo modo di fare sindacato e militanza politica che Tommaso Cerno ben riassume in questo intervento social

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