Non abbiate paura di testimoniare la Fede in classe. Prendiamo in prestito da Papa Wojtyla, il gigante della storia, questa esortazione per essere vicini e ribadire tra le tante, anche la nostra voce di stima per la maestra Marisa Francescangeli che di certo non ha avuto paura di rivendicare l’autonomia didattica e mostrare ai Suoi piccoli i segni distintivi della Fede che si fanno strumenti pedagogici in classe, ausili importanti e fondamentali del progetto formativo di educazione ai buoni sentimenti; alla pace ed alla fratellanza tra le genti. Nessuno escluso. Compreso i Cristiani, discriminati più di tutti gli altri quasi per principio e che di questa cultura hanno informata l’Europa e la civiltà occidentale; espressione avanzata di democrazia, punta di diamante dell’intero consesso delle Nazioni Unite. Anticipa che ricorrerà alle vie di Legge, maestra Marisa, per difendere la Sua onorabilità professionale, la correttezza del Suo operato. Intanto tacciano la Chiesa, lo Snadir (sindacato autonomo degli insegnanti di religione) ed in ultimo il Ministro della istruzione chiamato in causa dal sottosegretario Sgarbi dopo il grave procedimento disciplinare avviato da Alessandro Cortese, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo San Vero Milis in provincia di Oristano, dove maestra Marisa insegna storia, geografia e musica. Tacciano ed è come un aggravante di pena la solitudine alla quale sembrano già averla condannata le Istituzioni del sistema istruzione zelante come pochi altri all’allineamento politicamente correttissimo della scuola. Cari docenti tutti, non abbiate paura, rompete il silenzio, sembrano evocare le numerose testimonianze di solidarietà in favore di maestra Marisa Francescangeli che stanno aggregando più di un movimento di reazione al subdolo e totalizzante neopaganesimo incuneatosi nel costume della società italiana, oramai irrimediabilmente compremessa, indottrinata dalle sofisticherie borghesi dilaganti. Non rassegnarsi, non sottomettersi, non confondersi, ma avere il coraggio tutti di maestra Marisa, che promette presto di ritornare a pregare in classe e di erigere una diga di civiltà per tutelare i Suoi piccoli dal gregarismo globalizzante dei servi sciocchi
Continueremo a seguire la vicenda della maestra di Oristano. Gli esiti di questo procedimento disciplinare, potrebbero rivelarsi una sorta di Cassazione nei rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica in materia di insegnamento della religione nelle scuole della Repubblica. Tanto, per il fanatismo correttista degli apparati ansiosi di piegare la scuola a quelle che si ritengono le nuove frontiere del progressismo sociale, che a giudicare dalla eco di solidarietà riverberata in favore della maestra Marisa, non esattamente corrispondono alle sensibilità piu’ profonde delle famiglie italiane.
Episodio che richiede ripensamento profondo Dell accordo di revisione del 1984