Nonostante sia stato un completo fallimento lo sciagurato sciopero del 9 dicembre u.s. proclamato in tempo di pandemia e che ha registrato adesioni pari all’ 1,98% nel pubblico impiego; nonostante la prova di responsabilità e la presa di coscienza della difficilissima contingenza resa concretamente da tutto il settore pubblico che ha impedito il blocco delle attività essenziali; nonostante l’appalesata distanza siderale tra la consapevolezza dei lavoratori e le inopportune iniziative sindacali abbia ridicolizzata la trimurti, il Governo del bisconte dimezzato ha pensato bene di stanziare nella Legge di stabilità 2021 ulteriori tremiliardiedottocentomilioni di euro (a debito), che hanno fatto salire il fondo per i rinnovi dei contratti pubblici alla bella cifra di 6,7 miliardi complessivi. Vale a significare un aumento medio del 4,7% pari a 2,3 volte l’inflazione calcolata dall’indice Ipca come rilevata nel triennio 2019-2021. Teniamo a precisare che quanti scrivono su queste pagine sono dipendenti di Amministrazioni Pubbliche, che però non vivono sulla luna, vanno a fare la spesa; prendono gli autobus di linea; si recano fisicamente in ufficio due volte a settimana opportunamente muniti di guanti e mascherine; lavorano da casa con disponibilità h.24 di fatto; attraversano le strade deserte delle città; guardano le saracinesche chiuse dei negozi; raccolgono sconsolati le confidenze ed i timori dell’edicolante; comprendono che i lavoratori autonomi ed i lavoratori del settore privato vivono un tempo difficile di crisi gravissima, quando non sono già letteralmente alla fame. Ora, a chi non farebbe piacere avere un aumento di stipendio? Ciascuno di noi, però sa che le famiglie italiane sono alle strette e molte sono sul lastrico; che non sono maldicenze le osservazioni secondo le quali il pubblico impiego ha attraversato pressocché indenne due crisi: quella finanziaria del 2008 e questa ultima pandemica; che sulla pelle delle giovani generazioni, sul loro stile di vita futuro graveranno a lungo debiti enormi. Quindi, prendiamoci una pausa. Abbiamo aspettato dieci anni per avere il precedente rinnovo dei contratti, siamo sopravvissuti ugualmente. Facciamo insieme un atto di generoso realismo in favore della nostra Nazione: chiediamo di destinare questi 6,7 miliardi stanziati ad un piano di assunzioni straordinarie 2021 di giovani laureati e diplomati dotati di moderne competenze interdisciplinari, nelle Pubbliche Amministrazioni. Per una volta, non spendiamo solamente belle parole, ma miliardi finalizzati a dare un futuro all’Italia che verrà, tutta, dal mezzogiorno alla Valle d’Aosta.