D.L. 80/2021, Brunetta ritorna all’antico e ci richiama in carriera

Misure per la valorizzazione del personale e per il riconoscimento del merito, art. 3 del Decreto Legge n. 80 del 9 giugno 2021. Brunetta si ricrede e ci riporta in carriera. Era ora! C’ha visto invecchiare, ma prendiamo ancora lo stesso stipendio di quando giovani e di belle speranze, ci mettemmo a servizio della collettivà. A distanza di dodici anni dalla Brunetta.1, la riforma che tra molti meriti, ebbe il demerito di perpetrare un vero e proprio abuso ai danni del personale impegnato in servizio con disciplina ed onore bloccando gli avanzamenti di carriera con un procedimento di progressioni verticali nelle quali le competenze acquisite ed esercitate sul campo furono cancellate e di fatto finirono per annullare quello spirito competitivo che la riforma stessa intendeva promuovere in nome della efficienza e della produttività delle Pubbliche Amministrazioni, così come accade nelle aziende del settore privato nelle quali la fidelizzazione ed il rendimento del personale è riconosciuto e premiato con gli scatti di carriera e gli incrementi della retribuzione. Si ritorna all’antico, quindi. Le progressioni all’interno della stessa area avverranno secondo principi di selettività, in funzione delle capacità culturali e professionali, della qualità dell’attività svolta e dei risultati conseguiti, attraverso l’attribuzione di fasce di merito. Si ripristina un sacrosanto principio di saggezza, non del tutto estraneo alle Pubbliche Amministrazioni. Nel rispetto del dettato Costituzionale, si è assunti per concorso e/o per Legge, ma la vita lavorativa che è una e finita come l’esistenza stessa, non può e non deve essere immaginata per esami che non finiscono mai quanto piuttosto, per risultati, autorevolezza, capacità e responsabilità esercitate allo sportello di cui gli utenti sono i soli abilitati magnifici rettori della valutazione. Il lungo processo di privatizzazione del rapporto di pubblico impiego iniziato nel lontano 1993 con il D.Lgs n. 29 che manteneva comunque una differenziazione dal settore privato con procedimenti riservati di progressione della carriera per esami piuttosto che per “note caratteristiche” come pur era stato nel regime pubblicistico formale, si videva paradossalmente interrotto dalla riforma del D.Lgs 150/09 che congeniava un sistema barocco per il quale l’impiegato abile e arrualato, testato alla dura trincea degli sportelli, era messo sullo stesso piano del giovane inesperto, ma fresco di studi alle prese con cervellotici ed inopinati quesiti per vedersi respinto e mortificato nell’onore come se decenni di sacrifici ed impegni non meritassero alcun riconoscimento. Bene, prendiamo atto caro Renato che sei cambiato. Ti perdoniamo dell’ingiusto male che ci hai fatto perché comprendiamo che lo sviluppo evolutivo è soggettivo e per alcuni, la maturità e la saggezza arrivano soltanto con la vecchiaia.

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