autonomia, Lombardia e Veneto tentano i prof con 441 euro di aumenti mensili

Il sistema scolastico di Lombardia e Veneto è garantito sostanzialmente con docenti emegrati dalle regioni meridionali che in gran numero aspirano e riescono ad ottenere un trasferimento verso casa perché al nord il costo della vita è mediamente superiore del 30%. Alla fine del mese, se si è stati oculati, i conti vanno in pari quando non finiscono in rosso per spese impreviste e trasferte. Il magro stipendio Statale è infatti snobbato dai più fortunati giovani laureati settentrionali che preferiscono orientare i propri interessi verso il settore privato dove le competenze specialistiche trovano maggiori possibilità di carriera e soddisfazione economica. Con l’arrivo della autonomia differenziata scolastica, Lombardia e Veneto promettono aumenti nell’ordine dei 440 e rotti euro mensili in maniera da allineare gli stipendi del settore scuola ai costi reali della vita. Si pensa in questo modo di ottenere un duplice risultato: garantire la continuità didattica trattenendo i giovani professori meridionali nelle cattedre del lombardo-veneto e di offrire al contempo, una opportunità in più ai tanti laureati delle provincie settentrionali per incentivarli a prendere in considerazione l’impiego pubblico e segnatamente nel settore istruzione dove anche la didattica possa ritrovare una più logica contiguità territoriale. Il ragionamento non fa una grinza se non fosse che nel mondo globalizzato, ad essere minacciata è la cultura ed il costume italiano nel suo complesso dal vento anglofono che spira forte e dal sapore mediorentale che s’impone di fatto senza ostacolo alcuno! Anche grazie alle pedagogie illuminate che ci vorrebbero inclusivi sempre e comunque e che invece ci vedono arrendevoli e declinanti, allegramente protesi verso la rimozione della nostra comune identità italiana.

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